Pagina:Gaetano Cantoni - Fisiologia vegetale, 1860.djvu/21


19

giore è la quantità di carbonio abbandonato come inutile. — D’altra parte, negli individui vecchi, gracili, ammalati, deperenti, i quali prendono poco o nessuno alimento, che poco o nulla s’assimilano degli alimenti presi, minore è la quantità d’acido carbonico esalato. Per il che può dirsi essere l’assorbimento dell’ossigeno proporzionale alla nutrizione, aumentando o diminuendo a norma dell’aumentare o del diminuire di quella, e della qualità delle sostanze ingeste.

Nè diversamente succede ne’ vegetali. Le foglie non sviluppano una quantità d’ossigeno corrispondente a quella dell’acido carbonico assimilato; più spesso è maggiore, e talvolta esalano ben anco acido carbonico. Le sperienze, finora adotte per provare la scomposizione chimica dell’acido carbonico, provano soltanto che le foglie l’assorbono, emettendo ossigeno. — Ponete, si dice, una pianta in vaso sotto ad una campana di vetro, ove penetri la luce, e nella quale, l’aria, non essendo rinnovata, debba lasciare una traccia delle modificazioni portate dalla vegetazione, e vedrete che l’aria rinchiusa è privata di tutto l’acido carbonico, mentre in essa vien aumentata la quantità dell’ossigeno. — Ebbene che significa questo? Se al posto d’una pianta, vi si fosse posto sotto un animale, avremmo trovato assorbito l’ossigeno, ed aumentata invece la quantità d’acido carbonico, senza perciò credere che il polmone dell’animale abbia ossidato il carbonio. Senza supporre un’azione chimica, l’animale avrebbe continuato ad emettere acido carbonico finchè potè mantenere la respirazione coll’ossigeno, o finchè abbia avuto carbonio da abbrucciare; indi avrà cessato di vivere. Lo stesso avviene della pianta. Questa assorbirà acido carbonico finchè ve ne sarà nell’aria contenuta sotto la campana, ed eliminerà l’ossigeno proveniente dalla nutrizione. Ma l’ossigeno eliminato dalla pianta non sarà punto in relazione colla quantità d’acido