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mente o quasi completamente i rami muniti di gemme, i germi esistenti sotto la corteccia si svolgono maggiormente allo scopo di sostituire gli organi mancanti; esercitano uno sforzo sulla corteccia, mostrandosi al di fuori in modo più o meno irregolare allo stato di gemma. Facile sarà dunque il comprendere, come queste gemme più facilmente sorgano quando i rami siano scarsi in proporzione del vigore proprio od acquistato dalla pianta, e quando la corteccia non sia troppo grossa od indurita. Se la corteccia ha una soverchia grossezza, come in molte piante resinose, o che sia molto indurita, come nelle piante troppo vecchie, tali gemme non possono farsi strada verso l’esterno, e la pianta, non potendo più aver foglie, dovrà inesorabilmente perire. Queste gemme furono, dai fisiologi, dette secondarie, avventizie ed accidentali, ovuli, bulbi, bulbilli appunto per significare ch’esse non svolgonsi che in circostanze eccezionali. E, comprese le più visibili del germoglio, sono quelle che Dupétit-Thouars chiamava embrioni fissi, per distinguerli dai liberi o semi. Tali embrioni fissi dovrebbersi, a mio parere, distinguere in visibili e latenti; i visibili sarebbero le gemme esterne; latenti, quelli che stanno ancora sotto la corteccia, e che non hanno ancor presa la forma di gemma. Un’altra distinzione che, secondo me, passa tra un germe latente, ed una gemma visibile, si è che quest’ultima al suo mostrarsi è sempre munita d’una foglia, e che, in tale stato, foglia e gemma formano un tutt’assieme, vivente in istretta dipendenza; per il che, allorquando una gemma nel suo mostrarsi viene a perdere la foglia, o che nel successivo anno essendo già caduta la foglia non possa svolgersi in germoglio, questa gemma muore. Il germe latente all’incontro può dirsi un uovo in via di formazione nel seno della madre, vivente a spese e per opera di questa, e non esercitante alcuna funzione pro-