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all’alto, che non quella degli strati concentrici; e sani più facile che un tronco si spacchi naturalmente per tutta la sua lunghezza, che non si divida nei suoi strati concentrici, cosa che avviene in rari casi, e solo negli strati più superficiali del tronco di quelle piante che siano deperite e morte in piedi, potendo la putrefazione facilmente rompere la loro recente aderenza.

L’infossarsi delle caviglie ed il loro scomparire, al pari delle laminette, chiodi, legni, ecc., sotto la nuova formazione legnosa condusse i fisiologi nell’errore, cioè a ritenere che le piante aumentassero soltanto per l’esterno, e per una soprapposizione di fluido condensantesi nel discendere dalle foglie.

Intanto importa distinguere il modo col quale si rimarginano le ferite della corteccia, da quello col quale si rimarginano quelle dell’alburno o del legno. Ambedue i casi rappresentano una ferita od una decorticazione dall’alburno, eppertanto ricevono spiegazione dalle sperienze di Duhamel e di Trécul. Una laminetta, un chiodo, un’incisione qualunque, la base morta d’un ramo costituiscono una lesione di continuità, un impedimento al libero trasudare e segmentarsi delle cellule più superficiali. Il trasudamento avviene soltanto all’ingiro, e comincia a formare dei bordi rialzati, i quali sormontano l’ostacolo, in maggior o minor tempo, secondo l’entità dell’ostacolo stesso. Questo sormontare avviene per un trasudamento o segmentazione di tutta la superficie dei bordi della nuova formazione. Se all’incontro questi fatti, fossero dovuti all’umor discendente, l’innicchiarsi dei chiodi, caviglie, ecc. ed il ricoprirsi delle ferite, dovrebbe succedere dall’alto al basso, ed in modo assai rapido; e se l’ostacolo da sormontare fosse rilevante, al disotto di esso vi dovrebbe restare una zona infossata, essendo il cambio nel discendere obbligato deviare. Per ciò ben si vede essere più facile il pro-