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Altre operazioni si fanno all’intento di favorire il numero ed il volume dei frutti, e queste sono le incisioni alquanto profonde, le legature, le decorticazioni circolari, e la frattura parziale dei rami al disotto della parte occupata dai frutti. Tutte avrebbero per effetto naturale il trattenere il cambio discendente al disopra della ferita, e per conseguenza di favorire un maggior sviluppo in quella porzione, a scapito della parte inferiore, la quale difficilmente, o parzialmente riceverebbe l’umor plastico. Ma invece è appunto la parte superiore quella che diminuisce di vigoria, e l’inferiore quella che aumenta. Perchè poi ciò che riesce a svantaggio della produzione legnosa sia profittevole alla fruttificazione, lo vedremo più avanti al § 36.

Seguitiamo per ora ad esaminare gli argomenti che si vogliono far valere per l’ammissione del cambio discendente. — Si è provato a sollevare la corteccia a T nello stesso modo che si farebbe nell’innesto ad occhio; vi si introdusse una laminetta e si rinchiuse. Questa laminetta trovossi poi nell’interno del legno, sotto un numero maggiore o minore di strati, secondo che fosse passato un numero maggiore o minore d’anni. Ecco, dicevasi, il cambio che, discendendo, ricoprì la laminetta e vi si organizzò al di sopra. Si praticarono incisioni sull’alburno, vi si conficcarono dei chiodi, ed avveniva lo stesso, cioè dopo alcuni anni, si trovavano ricoperti da un certo numero di strati legnosi. Tutti conoscono quelle caviglie durissime di legno, disgiunte dal resto, che si vedono nelle assi, e che, staccandosi nel lavorarle, lasciano dei vuoti. Queste caviglie sono mozziconi di rami, lasciati alle piante per taglio mal fatto, o per potervi salire senza sussidio di scale, come si usa cogli abeti, pini, ecc. I mozziconi ordinariamente non mettono germogli, deperiscono e muojono: in seguito vengono circondati e ricinti ogni anno da un nuovo strato legnoso, finchè ri-