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ga. Trecul ed Hetet, più recentemente, fecero le stesse sperienze col medesimo risultato. Crede quindi Duhamel potersi conchiudere che il diametro dei fusti cresca senza intervento delle fibre legnose discendenti dalle foglie o dalle gemme, e che il tessuto legnoso si forma sul posto.

Non mancano adunque le sperienze per provare l’importanza del succhio ascendente, e la nessuna influenza del discendente sulla formazione del tessuto legnoso; poichè nel caso dell’incisione profonda v’era formazione di nuovo legno tanto al dissopra quanto al dissotto di essa, dove precisamente il succhio discendente non avrebbe avuto accesso, tranne che facendolo penetrare nel legno indi ritornare alla superficie per mezzo dei raggi midollari, cosa che nessuno vorrebbe ammettere, e che non è possibile.

È certo però che l’aumento in grossezza ed altezza dei vegetali, succedendo contemporaneamente in ogni punto del loro tessuto legnoso, ma più evidentemente all’esterno, il nuovo strato legnoso, organizzantesi alla superficie, spingerà all’infuori la corteccia e la farà screpolare. Se fosse vera l’opinione del Raspail, che il maggior aumento della parte interna del legno spinge all’infuori ed esaurisce la parte più esterna dello stesso tessuto, considerando egli la parte più esterna del legno siccome la più antica, le fenditure che noi riconosciamo soltanto nella corteccia dovrebbero in parte appalesarsi anche negli strati più esterni del tessuto legnoso. D’altronde nelle piante dicotiledoni, che non hanno un largo midollo, le parti più interne sono sempre le più compatte, epperò è impossibile il supporre le più recenti.

Ammettendo il trasudamento dell’umor plastico da tutta la superficie dell’ultimo alburno, una vera formazione sul posto, non viene punto ad alterarsi quanto si osserva nella disposizione delle fibre del tessuto legnoso. Un tronco dicotiledone di clima a stagioni alternate, calde e