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il loro apparato digerente, piuttosto ampio in confronto del loro corpo.

Nè diversamente avviene ne’ vegetali. Ogni pianta ha una propria maniera di estendere le radici, propria a ciascuna specie ed in relazione alle condizioni nelle quali è obbligata a vivere. Ad una pianta che poco distende le radici, ed alla quale basta, per es., un litro di terra, se ne diano 4, 6, 10, contenenti la stessa quantità di materiali nutritivi, come avviene nei terreni estenuati o non ancor bene preparati, ed avremo esibito un cibo insufficiente, troppo allungato, e tale che non può intieramente raggiungersi dalle radici; è un irlandese che si nutre mangiando sei chilogrammi di pomi di terra. Ad altra invece che vuole alcuni metri di terra ben preparata, si concentri la parte utile soltanto in qualche litro, e morrà di stento non potendo prender cibo che per poca parte de’ propri succhiatoj, come un ammalato che si nutra con gelatine concentrate. Le dissoluzioni omiopatiche, quanto le concentrazioni delle facoltà nutrienti, sono errori ed assurdi che la fisiologia non può ammettere, e che il fatto distrugge. Voi non potreste alimentare cento persone diluendo un chilogrammo di pane in cento chilogrammi d’altra sostanza inutile; come non arrivereste mai a nutrire una persona concentrando il chilogrammo di pane in un sol decagrammo di peso. Provisi pure a dare ad un uomo i 130 grammi di materia azotata coi 310 grammi di carbonio, nonchè gli opportuni equivalenti inorganici per la riparazione delle parti solide dell’organismo, quantità indicata dalla teoria per la razione normale giornaliera, ma vi assicuro che l’individuo morrà certamente di fame. Anche le materie non nutritive, che s’introducono nell’alimentazione, non si possono dire inutili, poichè servono a dare il giusto volume all’alimento, e facilitano lo svincolo delle materie utili, presentando ai componenti un più svariato giuoco di affinità chimiche.