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tazione senza sussidio d’altra umidità artificialmente aggiunta. Collochiamo un pomo di terra in luogo oscuro e dove non trovi alimento alcuno; un secondo sia pure collocato nell’oscurità, ma nel terreno; un terzo alla luce, senza terreno; ed un quarto nelle ordinarie condizioni di coltivazione.
Il primo, quando vi concorra l’opportuno grado di calore, ingrosserà e svilupperà le proprie gemme; queste si allungheranno svolgendo molti prolungamenti laterali, i quali, ad eccezione del centrale, nel primo loro presentarsi non si saprebbe bene distinguere se siano destinati ad essere ramificazioni secondarie aeree (steli), o ramificazioni sotterranee (radici). Dopo un certo tempo dal loro sviluppo, anche quei prolungamenti che sorgono alla base di ciascuna gemma, e che evidentemente dovrebbero convertirsi in radici quando fossero nel terreno, non trovandone, mostrano anch’essi di farsi veri steli. Il prolungamento delle gemme continua, e nell’egual tempo il tubero si avvizzisce e scema proporzionatamente di volume. Il color verde manca completamente, e sebbene la massa del tubero possa convertirsi in totalità ad aumentare i prolungamenti, sui quali spesso si riscontrano tracce di piccoli tuberi, pure, finchè la cosa succede nell’oscurità, le foglie si conservano allo stato rudimentale, o si spiegano pochissimo, conservando una tinta biancastra tendente al roseo. Elaborata finalmente tutta la massa cotiledonare, la pianta cessa dall’aumentare, e la traspirazione, per debole che possa essere, lascerà, dopo alcun tempo, il tubero appassito, disseccato e morto. Oppure, se l’umidità esterna non permise la traspirazione, compiuta la fermentazione alcoolica del tubero, essa passerà lentamente alla putrida, ed il tutto si scomporrà e si coprirà di muffe.
Il secondo tubero, posto nell’oscurità ma nel terreno, si munirà di radici, avrà foglie alquanto più pronunciate,