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Le gemme degli innesti ad occhio, e quelle delle marze, delle talee, ecc., mostrano anche esse il bisogno di una sostanza che tenga l’ufficio della massa cotiledonare, cioè che loro fornisca alimento finchè non sono in grado di procurarselo colle proprie forze.
La gemma dell’innesto ad occhio è quella che ne abbisogna di meno, poichè l’embrione trova nelle stesse scaglie della gemma un sufficiente alimento per quei pochi giorni che passano dalla sua applicazione sull’alburno sino al momento in cui, mettendo in quello le proprie radici, si nutre coi sughi assorbiti dal soggetto (§ 36).
Le gemme delle marze per gli innesti a spacco ed a corona, abbisognano pure d’essere munite d’una certa quantità di legno, che adempia l’ufficio di massa cotiledonare per un tempo più lungo di quel che lo potrebbero fare le sole scaglie delle gemme, poichè meno pronta è la loro unione col legno del soggetto.
Le gemme poi delle talee che si pongono in terra, quanto più difficilmente, per loro natura, possono mandarfuori le radici, abbisognano d’altrettanta maggior quantità di legno, acciò vivano a di lui spese finchè quelle non siansi pronunciate.
In tutto il tempo che precede la formazione delle radici, e che può dirsi epoca di germinazione, sia nei bulbi, che nelle radici carnose, e nelle gemme isolate o munite di legno, o d’una massa tuberosa, non vi è bisogno del concorso dell’acido carbonico atmosferico. Per miglior intelligenza, osserviamo cosa avvenga in un tubero di pomo terra, che noi possiamo considerare siccome un certo numero di gemme od embrioni, impiantati entro una massa tuberosa amilacea, affatto simile ad una massa cotiledonare.
Un pomo di terra allo stato normale contiene tanta quantità d’acqua che basta ai fenomeni di prima vege-