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tatto di materiali alcalini, specialmente calcari, materie organiche animali o vegetali in istato di scomposizione, umidità, porosità o facile ed esteso contatto dell’aria, e concorso di calore.

La sola differenza fra una nitriera artificiale ed il terreno coltivabile è che quest’ultimo è una nitriera scoperta, mentre la prima è riparata dalle piogge e dal sole.

La naturale nitrificazione era quella che, cogli antichi maggesi e novali, riforniva il terreno dell’azoto necessario per le estese e ripetute coltivazioni di frumento, e che formava in gran parte l’utilità dei terricciati tanto in voga presso gli antichi. Come pure ritengo che in essa risieda l’utilità della coltura agostana, delle sarchiature, e dello spesso alternare coltivazioni sarchiate a coltivazioni non sarchiate.

Inclino poi a credere che la nitrificazione naturale, unita alla facoltà che hanno i migliori terreni di trattenere le sostanze utili, spieghi l’utilità di molte operazioni agricole le quali, a prima vista, sembrerebbero contrarie alla teoria. — Un pezzo di terreno stabbiato per un mese, ed altro che riceva il concime proveniente dalla stalla per un egual spazio di tempo dall’eguale quantità di pecore (senza lettiera), danno un prodotto identico, sebbene lo stabbiato si possa ritenere dilavato dalle acque ed evaporato al sole. Spesse volte il concime da stalla sparso non troppo fresco, ma qualche mese avanti d’interrarlo, non dà minor effetto di quello che in egual quantità s’interri immediatamente col lavoro. E in Lombardia v’ha un proverbio il quale dice che «val più una forcata di letame a Natale, che non due a Carnevale». Questo aforismo agrario vale tanto pel concime disposto sul terreno coltivabile, quanto per quello che presto si stende sui prati. Tanto nell’uno quanto nell’altro caso dovrebbe supporsi che una con-