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Giuseppe Cossoni di Dongo sorse con bande paesane in favore dei Tedeschi e si affortificò alla meglio nella sfasciata rocca di Musso. Mai capitani Calmanero ed Andjugar dal forte di Fuentes si recarono con buone truppe a Musso, ed insignoritisi della fortezza la distrussero.
Qualche tempo dopo il marchese Gio. Battista Davia con duecento ottanta cavalli distaccossi da Ostiglia, ov’era acquartierato, da Lecco entrò nella Valsassina furiosamente trascorrendola, e all’alba del 16 aprile dell’anno 1704 improvvisamente apparve sotto il forte di Fuentes. Francesco Pellizzone, che era ivi soldato di guarnigione, d’accordo col Davia, aveva la notte antecedente preparate le scale alle mura, ma l’esser il marchese giunto alla mattina, rese vano il tentativo di sorprender la fortezza. Allora il Davia armò due navi e ne arrestò due altre cariche di mercanzie che dalla Germania eran dirette a Milano. Quindi portossi a Domaso e a Gravedona, ove impose alcune contribuzioni di pane.
Giuntone l’avviso al governatore della rocca di Lecco, per la via della Valsassina mandò tosto in sussidio della guarnigione di Fuentes cinquanta dragoni, per l’arrivo dei quali dovette il Davia da Gravedona tornar a Colico. Seguivanli settecento fra dragoni e corazzierì spediti da Voudemont, governatore di Milano, sotto il comando del generale Francesco Toralba. Questi sbarcarono a Dervio il 18 del succennato mese, e prendendo il cammino di terra marciarono a Colico. Allora il Davia si vide costretto a battere la ritirata, e defilando sotto i tiri dell'artiglieria del forte, ma senza danno, ricovrossi in Valtellina1.
Dopo lunghe guerre poté il principe Eugenio impadronirsi del ducato di Milano, e prenderne il possesso a nome dell’imperator Giuseppe I (24 settembre 1705).
Lecco però, le cui fortificazioni erano state estese nel 17032, durava tuttavia in potere dei Gallo-Ispani. Ma avendo il principe Eugenio preso anche Trezzo, mandò al conquisto di Lecco trecento cavalli Alemanni, Savoiardi ed Ussari sotto la condotta di un capitano lorenese, il quale, venuto a Pescate (3 ottobre 1705), fece affiggere al ponte ed alle porte di Lecco le cedule imperiali, e mandò nella fortezza il cavalier Carlini figlio naturale del principe Eugenio per far la chiamata e intimar al governatore don Cristoforo Quixano y Cardenas Balderrama la resa della piazza.
- ↑ Lavizzari, Op. cit., lib. X, pag. 240.
- ↑ Reina, Descrizione corografica e storica della Lombardia, pag. 82. — Appendice al ricorso dei deputati di Lecco e Trezzo.
Le fortificazioni di Lecco erano state ricostruite ed ampliate anche nel 1450, nel 1498, nel 1609, ma specialmente nel 1442, sotto il duca Filippo Maria Visconti. Di questa si conserva memoria anche in una lapide esistente in casa dell’illustre architetto ingegnere Giuseppe Bovara di Lecco, la quale nella parte superiore ha un’arma gentilizia con tre aquile e due serpi aventi il fanciullo in bocca e nell’inferiore sta scritto: hoc apus fec fuit ipr regimis spect et egregiorum viror.... guien de coconate et pet de giringellis comisarius et potestas Leuci anno MCCCCXLII. Nella bella raccolta di questo architetto miransi oggetti di belle arti, mineralogia, antichità e stupendi lavori in sovero diretti da lui ed eseguiti con incredibile pazienza, diligenza e studio da Giacomo Anghileri.