Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
al lettore | xi |
Molte, fra le poesie di questo volume, videro la luce nei giorni torbidi delle persecuzioni, quando la parola doveva tradire a mezzo il pensiero, e uscire smozzicata dalle labbra per non ricevere in pagamento o l’esilio o la carcere. Altre invece rampollarono vive e gagliarde dall’audace fantasia, che poteva spaziare e bearsi nel raggio della libertà. Tutte insieme ritessono la storia degli anni che accompagnarono e seguirono le vicende del nostro riscatto miseramente abortito, e sono documento prezioso dei tentativi e dei conati, che una schiera di uomini animosi intraprese, per non dar requie mai alla sospettosa tirannide austriaca che inferociva dapprima nel Lombardo-Veneto, e si restrinse poi più cocciuta e crudele sulla laguna della povera Venezia. Sono poesie edite in gran parte; ma perchè apparvero via via nei giornali fugaci, e la Polizia balorda si adoperava instancabilmente a torle di mezzo come una peste che avvelena ed uccide, così hanno sempre, starei per dire, il prestigio della novità, e servono mirabilmente a lumeggiare quel periodo di storia italiana, che fu anche l’ultimo della dominazione straniera.