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x al lettore

remo anche per la satira tanto panno, da potervi sguazzar dentro con le forbici.

Tutte queste idee mi mulinavano nella mente, scartabellando le bozze delle poesie che il presente volume racchiude. Dicevo fra me e me: ecco qui un uomo a cui madre natura concesse il bernoccolo di poeta satirico, che traluce nell’abbondanza della fantasia, nello stile spigliato, nella spontaneità delle arguzie, nell’originalità dei temi che piglia a trattare. Oh perchè dunque ha voluto anche lui fermarsi a mezza strada, e invece di correre difilato alla meta, preferisce di starsene comodamente sdraiato al rezzo degli alberi?

La non è questa di certo una buona raccomandazione per uno scrittore, che lascia agli editori la cura di presentarlo convenevolmente al pubblico. Ma se Arnaldo Fusinato ha deposto la penna, quando appunto la nuova satira politica d’Italia domanda a gran voce il suo poeta, io spero che il pubblico saprà smuoverlo dall’ostinato proposito facendo buon viso a questo volume, e che quella penna temperata a nuovo saprà inneggiare come si deve ai tempi nostri, così fecondi di lacrime e di riso, così pieni di nobili fatti e di guai e di brutture.