Pagina:Fusinato - Poesie patriottiche, 1871.djvu/14

viii al lettore


Coloro i quali, chiuso il faticoso e irrequieto periodo del rinnovamento italiano, vorranno con mente tranquilla studiare le condizioni della letteratura nostra nell’ultimo ventennio, dovranno meravigliarsi assai nel vedere, che l’eredità del toscano satirico non solo non ebbe successori legittimi, ma quasi neppure raccapezzò un esecutore testamentario. E perchè d’ogni fatto si vuol sempre addurre una ragione, anco, quando non se ne infilano che delle spallate, così gli storici nostri dell’avvenire, saliti in cattedra, sentenzieranno a diritto e a rovescio per rendersi conto di questa biasimevole lacuna. E che lacuna ella sia non v’ha dubbio: che meriti anche una qualche dose di biasimo è possibile: ma se in mezzo a tanti fatti grandiosi e ridicoli la satira non risorse, se alla mirabile epopea della nazione non si mischiò l’arguzia sanguinosa che leva la pelle, se ai celebratori degli eroi per davvero non si unirono i beffeggiatori degli eroi da commedia, se mancò l’estetico contrasto degli Ajaci e dei Tersiti, sebbene di questi ultimi non dovesse parere scarsa la messe, bisognerà dire per ciò che l’ingegno nostro s’è ottuso, e che non siamo più tagliati