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CAPITOLO XVII
Dove si tratta dell'inganno, che fu fatto all'autore dalla ninfa Ionia.
E giá il chiaro sol sí calato era,
che nell’altro emisperio a quello opposto
faceva aurora e quivi prima sera.
E, per meglio vedere, io m’era posto
5alto in un sasso e lí cogli occhi attenti
stava sperando che venisse tosto.
Intanto fûn del sole i raggi spenti;
e giá ’l cielo mostrava ogni sua stella,
e non sentéa se no’ ’l soffiar de’ venti.
10— Quando verrai, o Ionia ninfa bella?
— dicea fra me;— perché tanta dimora?
Qual sará la cagion che sí tarda ella?—
Qual va cercando l’angosciosa tora,
a cui il figlio o la figliola è tolta,
15che soffia e cerca e mugghia ad ora ad ora,
e poi si folce e coll’orecchie ascolta;
tal facea io, ed alquanto la spene
dalla sua gran fermezza s’era vòlta.
Queste son le saette e dure pene,
20che balestra agli amanti il folle Amore;
ché se speranza o tarda o in fallo viene,
quanto sperava, tanto ha poi dolore;
ché sempre volontá s’affligge tanto,
quanto a quel che gli è tolto avea fervore.
25Io cercai per quel bosco in ogni canto
insino al primo sonno e chiamai forte,
aggirando quel loco tutto quanto,