ché, quando contra il ciel funno i giganti,
seguîro il padre, e le colpe paterne 30spesso tornano a’ figli in duri pianti.
Però gl’inchiuse Dio tra le caverne,
ed Eolo diede a lor, che gli apre e serra
e che sotto suo impero li governe.
Se ciò non fosse, l’aere e la terra 35subbissarieno ed in ogni contrada
farian grande ruina e grande guerra.
Panfia ho nome, e la dea della biada
alla figlia Proserpina mi manda;
e spesse volte vuol che a lei io vada. 40E coglio questi fior, ch’una grillanda
gli vo’ portar, ché delli fior che colse
gli sovvien anco, e però me ’n domanda,
quando Cupido con sue fiere polse
ferí ’l disamorato infernal Pluto, 45allor ch’a Ceres la figliola tolse.
Ma tu chi se’ e come se’ venuto
cosí soletto in questa valle alpestra?
Vai vagabondo o hai ’l cammin perduto?—
Ed io a lei:— Venus è mia maestra; 50seco mi guida al loco, ov’ella regna,
e per darmi conforto ella mi addestra.
Ed ha concesso a me ch’io a te vegna;
o ninfa bella, prego mi contenti;
e quel che ti domando, ora m’insegna. 55Dimmi ove stanno e donde son li venti,
ché, quando scendi all’infernal regina,
io credo che li veghi e che li senti.—
Ed ella a me:— Perché ratta e festina
Ceres mi manda, per fretta non posso 60appien de’ venti darti la dottrina.
Ma sappi che la terra dentro al dosso
ha gran caverne, meati e gran grotte,
ove li venti stanno in vapor grosso.