Vulcano, in questo, sú a braccia aperte, 65fuggendo, salse al regno di Iunone,
ove il vapore in saette converte.
Ma dietro a lui, leggier come un falcone,
andò Cupido, e mai corse sí ratto
dall’arco suo scoccato verrettone. 70E disse a lui:— Vulcan, non verrá fatto
l’avviso tuo: farò che le saette
far non potrai per me a questo tratto.—
Cosí dicendo, tutte nubi umette
’sciuccòe col foco e tanto consumolle, 75che ’ntorno al caldo l’umido non stette;
ché, quando è consumato l’umor molle,
accendersi non può ’l secco vapore,
sí che Vulcan non fece quel ch’e’ volle.
Per questo cominciò con gran rumore 80a gridar forte, chiamando difese
contra Cupido, stimol dell’amore.
Allora Venus sue braccia distese
al cielo e disse con parol divote
al sommo Iove, tanto ch’e’ la ’ntese: 85— Guarda il vecchio marito, che non puote
piú difensarsi contro il mio figliuolo:
vedi ch’e’ l’ha percosso e che ’l percote.
Tu sai che, quando il giganteo stuolo
volle pigliar il cielo e discacciarte, 90piú che null’altro t’aiutò ei solo.
E fece le saette con sua arte:
con quelle, o Iove, tu gettasti a terra
li gran giganti con le membra sparte.—
In men che alcun non apre gli occhi o serra, 95vidi Iove discender giú ’n quel loco,
ove Cupido a Vulcan facea guerra.
— Cessa— disse al fanciullo— il sacro foco;
Amor, se pensi quanto l’hai feruto,
tu dirai ch’egli è troppo, e non è poco.