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capitolo xiii 67

     Sì come la calcina, che diventa
65focosa all’acqua e fuor manda il calore,
che prima parea fredda e quasi spenta;
     cosí levato ’nsú il doppio vapore,
l’acquatico si stringe e quindi piove,
perché quivi è compresso dal freddore.
     70Il terreo allor si aduna e si commove
dentro alla nube, e quel moto l’accende:
è la fiamma rinchiusa in stretto, dove
     con grave tuon la densa nube fende,
e spesse volte la saetta scaccia
75col balenar, che subito risplende;
     il balenar vien subito alla faccia;
ché presto l’occhio può veder la luce,
se opaco o grande spazio non l’impaccia.
     Ma ’l tuon, che seco il balenar produce,
80l’orecchia dalla lunga nol può udire,
se l’aer seco a lui non lo conduce.
     E ben che ’l foco sia atto a salire,
niente meno ingiú la nube spande,
che ’l freddo denso insú non lassa ire.
     85Or, se saper tu vuoi quel che domande,
dirò pria della stella, che nel cielo
permuta loco e par correndo ell’ande.
     Se ’l vapor terreo passa l’aer gielo,
sottile e secco è ad ardere disposto
90piú che la stoppa a lume di candelo.
     Quand’egli vien lassú, dove sta posto
il regno di Vulcan, l’accende il foco
nel primo capo, e la fiamma tantosto
     per lui trascorre e non a poco a poco,
95ma ratto e presto; e la fiamma corrente
pare una stella che tramuti loco.
     E fa un fregio sú chiaro e lucente
per la via che trascorre, ed in un tratto
poscia vien meno e non appar niente.