Io salsi il carro e nella prima gionta
io dissi:— O dea Minerva alta e benegna, 30del regno tuo alquanto mi racconta.
E dimmi qual è ’l modo ch’io vi vegna
e dove sta e chi ’l regge e nutríca,
e della sua beltá ancor m’insegna.
— Al regno mio, del qual vuoi ch’io ti dica 35— rispose quella— e vuoi ch’io ti dimostri,
non vi si può salir senza fatica;
ché nel cammino stanno sette mostri
con lor satelli ad impedir la strada,
che l’uom non giunga a’ miei beati chiostri. 40E chi losinga acciò che a lei non vada,
chi fa paura e chi occulta il laccio,
che impacci altrui o che dentro vi cada.
E s’alcun vince e trapassa ogni impaccio,
lassati i mostri, trova una pianura. 45ove non caldo è mai troppo, né ghiaccio.
Chi su per l’erbe di quella verzura
s’ingegna sempre di salire avante,
del regno mio poi trova sette mura.
E ogni muro dall’altro è piú distante 50che cento miglia, e dentro alla sua mèta
un regno tien di ninfe oneste e sante.
Ed una donna umíle e mansueta,
a chiunque sale, il sacro uscio disserra
benignamente e mai a nullo il vieta. 55Ma pria conven che l’uom basci la terra:
allora quella ratto apre la porta
e va con lui; se no, ’l cammin egli erra.
Tra quelli regni dietro a questa scorta
chi entra trova le muse elicone, 60ed ognuna gli applaude e lo conforta.
Con lieti balli e soavi canzone
il menano a diletto su pel monte,
facendo melodia dolce e consone.