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CAPITOLO XII
Come la dea Minerva racconta all'autore l'eccellenza del suo reame.
Con miglior labbia poscia a me rivolta
la dea Minerva splendida e serena,
mi disse:— Attento mie parole ascolta.
Se vuoi lassar Cupido, che ti mena
5tra’ duri scogli dell’aspro deserto
con tanti inganni e con cotanta pena,
e vuoi salir la strada suso ad erto,
meco venendo all’alto mio reame,
chiuso agli stolti ed alli saggi aperto,
10io ti farò amar dalle mie dame,
che fanno i lor amanti esser felici,
e te faran beato, se tu l’ame.
Le ninfe di Diana servitrici,
rispetto a quelle, ti parran villane,
15incolte, indotte, zotiche e mendíci.
O ben dell’aspre selve, o cose vane,
tanto veloce lo tempo vi toglie,
che come d’ombra nulla ne rimane!
Non posson contentar l’umane voglie,
20che ’n sé non hanno esistente bontade,
e ’l ciel le logra, mentre sopra voglie.
E, perché il ciel voltando sempre rade,
quel che fu nuovo riveste l’antico;
però le cose belle si fan lade.
25E, perché meglio intendi ciò ch’io dico,
vien’ su nel carro mio, che alla ’nsú monta,
tra l’esercito mio saggio e pudico.—