Come persona a compiacer disposta
a chi la prega, cosí Palla fece
a Citarea benigna risposta:
— Se a Iunone, a cui imperar lece,
io ho rispetto ed a te che ’l domandi, 105che puoi dir: «Voglio», e fai cotanta prece,
io mi contento far ciò che comandi;
ma chiama Ilbina e vedi se consente
innanti che ’l mio carro piú su andi.—
Come donzella, che tra molta gente 110si dé’ sposar, ed ègli detto:— Vuoi
per tuo marito costui qui presente?—
che, vergognando, abbassa gli occhi suoi;
cosí Ilbina si fe’ vergognosa,
parlando questo le dèe amendoi. 115Però gli disse Venere amorosa:
— O ninfa, che tra l’altre piú elette
piú bella se’ e piú pari graziosa,
perché della vergogna sottomette
il tuo bel volto? perché hai temenza 120del mio parlar, che gran ben ti promette?
Vien’ su nel carro di tanta eccellenza:
io ti voglio parlar quassú da presso:
vien’ su avanti alla nostra presenza.—
Come la zita col volto sommesso 125va per la via e move il passo raro,
tal andò al carro e poi montò su in esso.
Mentre salea, io vidi un foco chiaro,
che gli abbruciò l’estremitá del panno,
ond’ella mise un gran suspiro amaro. 130Quando s’avvide Palla dello ’nganno
e che conobbe il foco, il fumo e ’l segno
del sospirar, che fe’ con tanto affanno,
si volse a Citarea con grande sdegno:
— Come se’ tanto ardita, o rea e falza, 135tradir le ninfe, che son del mio regno?