Nell’aere apparse con grande beltade; 65poi scese al carro con faccia proterva,
il qual saliva le splendenti strade.
— Non senza gran cagione, o dea Minerva
— disse Venus,— io vengo tra la schiera,
che segue te e tuo comando osserva, 70ché insino al cielo, ove il gran Iove impera,
d’un vago giovinetto è giunto il grido,
che sempre ha ’n me sperato e sempre spera.
Ed io ed anche il mio figliuol Cupido
una ninfa, ch’è qui, gli abbiam promessa, 75sí come a nostro caro amico e fido.
E se tu vuoi sapere quale è essa,
Ilbina ha nome, che la dea Diana
la mandò a te ed halla a te concessa.
E perché la mia spen non fosse vana, 80Iunon la confermò e fe’ che scese
Iris, sua nuncia, presso una fontana.
Acciò che mie parol sien meglio intese,
mira colui che sal su per la via:
il mio figliuol colui d’Ilbina accese. 85Costui è quel, di cui prego che sia
la detta ninfa; ed egli è quel che fue
dato da Iuno a lei per compagnia.
Vedi che move ratto i passi insúe
e per la costa omai è tanto stanco, 90che a pena dietro a te può seguir piúe.—
Minerva, vòlta verso il destro fianco,
mi rimirò; ed io era da lunge
tre gettar di balestro o poco manco.
Come che ’l servo se medesmo punge, 95che è visto ed aspettato dal signorso,
che affretta i passi insin che a lui aggiunge;
cosí fec’io insin ch’io ebbi corso
al carro, ove Ciprigna s’era posta,
che mi aspettava per darmi soccorso.
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