Ov’ei trova adunata piú freddura, 65ivi si stringe, e l’acqua da lui scossa
grandine fassi: sí ’l ghiaccio la ’ndura.
Ma, perché nell’inverno non ha possa
il sol, che tanto insú il vapor lieve,
’nanti ch’assai insú faccia sua mossa, 70ancor non fatto nube si fa neve;
e raro e sperso fatto ghiaccio cade,
come bambace in terra, lieve lieve.
A cosí alte e sí fredde contrade
da che salir non puoi, qui a te venni, 75ché di tanta fatica io t’ho pietade.—
E, detto questo, con parole e cenni
mi fece scender giú per una scheggia;
e, quando in un bel prato giú pervenni,
io vidi ninfe; e ciò, ch’occhio vagheggia 80mai di bellezza, risplendeva in loro:
tanto ognuna era bella e tanto egreggia.
Parean venute dal superno coro
quaggiú nel mondo, creatur celeste
use con Iove in l’alto concistoro. 85Quando mi viddon, fuggîr ratte e preste
alquanto a lungi e poi voltôn lor volti,
me risguardando tacite e modeste.
— Io prego— dissi— che da voi si ascolti
di questa mia venuta la cagione, 90che m’ha condutto in questi boschi incolti.
Cercando vo il regno di Iunone:
da che fortuna m’ha condutto a voi,
prego vostra pietá non m’abbandone.
— Al regno di Iunone andar non puoi 95— mi rispose una,— ché sí in alto è posto,
che montar non potresti insino a loi.—
E quando questo a me ebbon risposto,
passâro un monte e sí ratto fuggîro,
che appena il vento si movea sí tosto.