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52 libro primo

     Ov’ei trova adunata piú freddura,
65ivi si stringe, e l’acqua da lui scossa
grandine fassi: sí ’l ghiaccio la ’ndura.
     Ma, perché nell’inverno non ha possa
il sol, che tanto insú il vapor lieve,
’nanti ch’assai insú faccia sua mossa,
     70ancor non fatto nube si fa neve;
e raro e sperso fatto ghiaccio cade,
come bambace in terra, lieve lieve.
     A cosí alte e sí fredde contrade
da che salir non puoi, qui a te venni,
75ché di tanta fatica io t’ho pietade.—
     E, detto questo, con parole e cenni
mi fece scender giú per una scheggia;
e, quando in un bel prato giú pervenni,
     io vidi ninfe; e ciò, ch’occhio vagheggia
80mai di bellezza, risplendeva in loro:
tanto ognuna era bella e tanto egreggia.
     Parean venute dal superno coro
quaggiú nel mondo, creatur celeste
use con Iove in l’alto concistoro.
     85Quando mi viddon, fuggîr ratte e preste
alquanto a lungi e poi voltôn lor volti,
me risguardando tacite e modeste.
     — Io prego— dissi— che da voi si ascolti
di questa mia venuta la cagione,
90che m’ha condutto in questi boschi incolti.
     Cercando vo il regno di Iunone:
da che fortuna m’ha condutto a voi,
prego vostra pietá non m’abbandone.
     — Al regno di Iunone andar non puoi
95— mi rispose una,— ché sí in alto è posto,
che montar non potresti insino a loi.—
     E quando questo a me ebbon risposto,
passâro un monte e sí ratto fuggîro,
che appena il vento si movea sí tosto.