ché ’l regno, il quale Saturnia mantiene,
è posto in aere su nel freddo loco, 30onde la pioggia e la grandine viene.
Lí non riscalda la spera del foco,
che non riscalda in giú tanto da cesso,
né anco il sol niente o molto poco;
ché ’l raggio del gran Febo in giú riflesso 35non riscalda da lungi o molto oblico,
ma ben dappresso è riflesso in se stesso.
E quando a questo loco, ch’io ti dico,
il vapor di quaggiú salendo giugne,
ratto che sente il freddo a sé nemico, 40in sé si strigne ed in sé si congiugne
e fassi nube; e, quand’egli è costretto,
si fa la pioggia, perché l’acqua smugne.
Ma nella state quel vapor, che ho detto,
ha molto in sé del terrestro vapore 45sulfureo e secco e d’ogni umido netto.
E questo, quando sente l’umidore,
sí come fa all’acqua la calcina,
s’accende, e con gran rabbia n’esce fuore
quindi il baleno e ’l tuon con gran ruina. 50E di questo vapor Vulcano a Iove
fa tre saette nella sua fucina.
Che se ben miri quanto è piú forte ove
sta sulfurea fiamma inclusa ed arda,
tanto piú furiosa ella si move, 55sí come apparir può nella bombarda,
ché poca fiamma accesa tanto vale,
che tuona e rompe ed esce fuor gagliarda;
perché la state vieppiú alto sale
del chiaro Febo il suo riflesso raggio, 60e risal meno obliquo e piú eguale.
Però questo vapor, che pria dett’aggio,
conven che ’l sole il lieve in piú altura
a farlo nube in piú alto viaggio.