Ah Invidia iniqua, quanto a te si crede!
e perciò volentier tu se’ udita, 30perché troppo al mal dir si dona fede.
A Lippea detto fu che ammannita
stesse ad andarne nel seguente giorno,
quando Iunon volea far sua partita.
Pel gran dolor e per lo grave scorno 35d’amaro pianto si bagnò le gote,
e smorto diventò suo viso adorno.
E per non far di fuor le fiamme note,
che Amor le aveva acceso dentro al core
coll’arco dur, che mai invan percote, 40pigliava scusa pianger per l’amore,
ch’ella portava alla Diana dea
e alle sue ninfe come a care suore.
— Sorelle mie— dicea,— perché credea
rimanermi con voi, però ’l cuor piagne 45che dipartir mi fa la ’Nvidia rea.
E non sará che mai ’l mio pianto stagne:
tanto è l’amor, oh lassa me tapina,
ch’io conceputo ho qui, o mie compagne.—
Poscia andò a Iuno e disse:— O mia regina, 50per darmi infamia e darmi vitupero,
l’Invidia con sua lingua serpentina
detto ha cosí; ma s’ella dice il vero,
io cada morta, o s’io assento all’arme
di dio Cupido o mai n’ebbi pensiero. 55Quando deliberasti, o dea, lassarme,
concepii amore a tutte, ed or mi dole
se io le lascio e altrove puoi menarme.—
Iunon rispose a lei brevi parole:
— Voglio che vegni e, quando il carro parte 60crai, sii la prima sul levar del sole.—
Poscia che mille lacrime ebbe sparte,
dicea fra sé dolente ed angosciosa:
— Come farò? oimè! ’l cor mio si sparte.—