Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/40

34 libro primo

     L’aspere ninfe della dea foresta
non l’han saputo aver, ma s’è fuggito:
però è degno che perdan l’inchiesta.—
     Quando quel cervio presso a lei fu ito,
140d’un fiero dardo gli passò la spalla,
tal che egli a terra cadde giú ferito.
     Come che gente alcuna volta balla
per la vittoria, che giá aver si spera,
e poi si scorna se l’effetto falla;
     145cosí fên quelle, ché Lisbena, ch’era
dall’altra parte, disse:— Abbi memoria,
o dea Diana, della nostra schiera:
     fa’ che le ninfe tue abbian la gloria
di questa caccia, acciò che non sia ditto
150ch’altri che tu ne’ boschi abbia vittoria.—
     Per questo il cervio si levò su ritto;
ché quelle di Iunon non eran corse
insino a lui, ma sol l’avean trafitto.
     Poi per la costa giú correndo corse
155per gire al fonte, che stava a rimpetto;
ma Lisna, quando di questo s’accorse,
     un legno attraversò ’n un passo stretto
lá onde convenía ch’egli passasse;
e quel correndo vi percosse il petto.
     160Lisbena in quello d’un dardo gli trasse
nel fianco manco e passò l’altro canto,
onde convenne che ’l cervio cascasse.
     L’aspere ninfe s’allegraron tanto,
quanto si possa dir, ognuna certa
165che d’aver vinto si potea dar vanto.
     Tagliôn la testa, e di bei fior coperta
portavanla a Diana, e lei fe’ segno
che a dea Iunon ne facessero offerta.
     Ella accettò con aspetto benegno:
170Lippea e le compagne il volto basso
tenean d’ira e di vergogna pregno,
     ché ’l lor pensier era venuto in casso.