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capitolo xxii 385

     Nel quarto regno, elemento del foco,
fe’ il purgatoro, dove li fedeli
ristorano il pentir, il qual fu poco.
     70Fe’ dieci regni poi tra questi cieli
e gl’ordini degli angel quassú pose,
pien di fervore e d’amorosi zeli.
     E l’universo in tal modo dispose,
che, quanto piú si sale inver’ l’altura,
75piú grandi e piú perfette son le cose.
     Tra gli elementi il foco ha men mistura;
tra i cieli quei c’han maggiori contegni
insino al primo, il qual è forma pura.
     Di sopra a noi sono amplissimi regni
80di Troni e Principati e di Cherúbi;
e, quanto stan piú su, piú sonno degni.
     Tu li vedrai, se tanto alla ’nsú subi;
ed ogni regno n’ha mille migliaia,
ed hanno il paradiso in ciascun ubi.—
     85E poscia tutta quella turba gaia
ricominciôn lor canti e lor tripudi
con splendore, che ’l sol par ch’ognun paia.
     O uomini mundan, mortali e rudi,
perché tardate su al ciel venire
90per la via aspra e dolce di vertudi?
     La scorta mia a me cominciò a dire:
— Se altro vuoi veder qui, presto mira,
ché omai debbiamo ad altro ciel salire.—
     Allor mirai e vidi come gira
95la figlia di Latona il Zodiáco
e come giú sopra gli umori spira,
     e, come quando è ’n coda o in co’ del draco,
che per la terra il suo fratel non sguarda,
il lume suo si oscura e fassi opaco.
     100Vidi quando è veloce e quando tarda,
e come a poco a poco si raccende,
e come per vapor par pur ch’ell’arda.