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capitolo xviii 365

     Se l’uom non è contrito e non ha doglia,
avvenga ben che Dio perdonar possa,
senza ’l pentir giammai non è che ’l toglia.
     100Or come, adunque, l’orazione mossa
laggiú dal mondo fa che perdonato
sia il vizio qui e l’offesa rimossa?—
     Ed ella a me:— Due cose ha ’n sé ’l peccato:
prima è la colpa, ovver deformitá,
105cioè far contra il ben da Dio ordinato.
     E questa colpa è nella volontá,
la qual, se non si pente per se stessa,
Dio la può perdonar, ma mai nol fa.
     E solo questa colpa gli è demessa
110al peccator, che corre al sacerdote,
quando divotamente si confessa.
     L’altra è la pena e satisfar si puote;
e questa ancora il peccator, se vuole,
con la contrizion da sé la scuote;
     115ché, quando del peccato egli si duole,
tanto che contrizion sia tutta piena,
morendo, allor convien che su al ciel vole.
     Onde, se ognun come la Maddalena
satisfacesse, bagnando la faccia,
120non sería ’l purgatoro, né sua pena.
     Ma, quando è alcun, il qual non satisfaccia
integramente, il prete che l’assolve,
da colpa e non da pena lo dislaccia.
     E però ’l peccator che a Dio si volve,
125se ’l convertirsi è tardo o freddo o poco,
nel purgatòr la pena poi persolve.
     E tanto tempo sta in questo loco,
quanto ha negletto, se non lo fa brieve
il papa santo, offerta o iusto invoco.—
     130Ed io a lei:— Questo credere è grieve,
che a chi non satisfece ed è defunto,
il papa od altra offerta pena liève.—