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360 libro quarto

     100Cosí ed io, al cielo alzando il ciglio,
un’agnol vidi, ch’era innanzi a Dio,
il qual dicea per modo di consiglio:
     — Ritorna, o peccatore, al Signor pio,
il qual perdona a chiunque si converte,
105purché si penta e non voglia esser rio.
     Egli t’aspetta colle braccia aperte,
come padre il figliuol che si desvia,
che poi l’abbraccia, quando a lui reverte.
     Perché ti parti ed obliqui la via?
110Ritorna a tua cittá e alla tua corte
coll’agnol diputato in compagnia.
     Non vedi tu che quella vita è morte
che corre a morte, e quella vita è vita
che al vivere giammai serra le porte?
     115Non vedi tu che l’alto Dio t’invita,
e, se ti penti e domandi perdono,
ti dará ’l cielo e la vita infinita?
     Egli dell’esser uom ti fece dono,
perché suo fossi, e suo esser non puoi,
120se non ti mendi e non diventi buono.
     E, se tu ’l tuo voler seguitar vuoi,
serai perduto; ché nulla ha fermezza,
se non in quanto ha ’l fundamento in lui.
     Egli è quel padre che nullo disprezza,
125che a lui ritorni.— E, quando questo intesi,
della speranza io sentii la dolcezza,
     e lacrimoso in terra mi distesi,
dicendo:— O padre, priego mi perdoni,
se mai io fui superbo e mai t’offesi.—
     130Mille tripudi allor, mille canzoni
io vidi in ciel far della penitenza
del peccator e mille dolci suoni.
     Ed una donna con gran refulgenza
dal ciel discese a me dal destro lato
135a consolarmi della sua presenza,