Quei che son morti buon, poiché fien vivi,
trentaquattro anni in apparente etade
dimostreranno floridi e giulivi.
Quella è di umana vita la metade; 140ogn’uom, che ci esce prima, ha mancamento,
e quando cala inver’ l’antichitade.
Se parvitá ovver troppo augumento
non fie per mostro o natura peccante,
ognun di sua statura fie contento; 145sí che, se alcun fu nano, alcun gigante,
questo ed ogni altra cosa mostruosa
ridurrá a forma il divino Operante.
Ed anco noterai un’altra cosa:
che ogni dota, che ’l corpo riceve, 150gli vien dall’alma sua, ch’è gloriosa;
sí che l’esser sottile, illustre e lieve,
non l’ha ’l corpo da sé, se ben pon’ mente;
ch’egli è da sé oscuro, grosso e grieve.
Ma, quando fie rifatto risplendente, 155dall’anima verrá quello splendore
e ’l mover, che fará subitamente.
E, perché l’alme ree questo valore
in sé non averanno, però elle
non potran dar al corpo tal onore. 160Non seran liete e non seranno belle:
tutti i difetti in lor averanno anco,
ch’ebbon per caso o per corso di stelle,
e di letizia e luce averan manco.—