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capitolo xiv 345

     100nientemen da pochi ed idioti,
colla vertú del sacrosanto foco,
che dal ciel venne in lor petti devoti,
     seminôn questo vero in ogni loco;
e questo è tal miracol, se ben miri,
105ch’ogni altro respective a questo è poco,
     pensando che tra morti e tra martíri
corse alla fede il mondo, e li fedeli
non si curavan de’ tormenti diri.
     Ed onde esser porría, se non da’ cieli,
110che ’n cosí poco tempo tanta schiera
credesse a noi tra le pene crudeli?
     E, per provare ancor la fede vera,
permise Dio che ’l maladetto drago,
che sempre adopra che la fede pèra,
     115unisse la sua possa a Simon mago
e mostrasse miraculi e gran segni,
non però ver, ma ’n apparente imago,
     e ch’egli commovesse in molti regni
piú altri nigromanti e suoi satelli
120contra la fede con forza ed ingegni.
     Allor li cavalier pochi e novelli,
dodici e pochi piú, fên resistenza
tal, ch’elli confutôn tutti i ribelli.
     E, perché sappi di quant’è eccellenza,
125quanto a Dio piace e quanto merto acquista
la vera fede con ferma credenza,
     ella è che ’nsino al ciel alza la vista
e vede il premio, il qual alla fatiga
fa esser forte, perché si resista.
     130Ella è che vince la triplice briga
del mondo, del dimonio e sensuale;
e la vittoria è ben che ’l mondo affliga.
     Ell’è che mostra la pena infernale
a’ peccatori e col timor gl’induce
135a far il bene ed a lassare il male.