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338 libro quarto

     A lei pertien che guidi e che proveggia
che ciò che si promette o mercatanta,
che sia corretto, quando si falseggia,
     e che la mercanzia sia quella e tanta,
65che è promessa, e quando, dove e come
e qual, se quella è guasta o troppo schianta.
     E però Veritá è l’altro nome;
ed ha duo nomi, perché ha duo offici,
ché usa il vero ed eguaglia le some.
     70L’altra domanda, la qual tu mi dici,
è, da che porta singular insegna,
s’ella è maggior tra le dame felici.
     Ogni vertú tanto è eccellente e degna
— rispose a questo,— quanto è di piú pregio
75il fine intento, al qual venir s’ingegna.
     Al fin piú glorioso e piú egregio
ingegnasi Latría; però l’aspetto
ha piú splendente in tutto il mio collegio.
     Ella è che sale al ciel con l’intelletto
80e, dimorando in terra sua persona,
ella sta innanzi al divino cospetto;
     e lí, orando, con Dio si ragiona;
poi si mesura e pon sé in la bilancia,
nell’altra li gran ben, che Dio ne dona.
     85E vede i don di Dio di tanta mancia,
e tanto grandi, che a rispetto a quelli
ciò che l’uom render può, è una ciancia.
     E, benché vegga Dio cogli occhi belli,
nientemen le bilance non porta,
90ancora che ella, orando, a Dio favelli;
     ché ogni gratitudo è lieve e corta,
rispetto al don di Dio; e, se si pesa,
troppo andarebbe la statera torta.
     E con questa ragion, ch’or hai intesa,
95sappi che quanto è natural l’amore,
tanto, negletto o tronco, è di piú offesa.