100Ma la saetta tratta andò lontana
dalla grillanda forse quattro dita,
sí che la prece e la spene fu vana.
Lippea bella giá s’era ammannita,
e, dopo lei, col suo duro arco scocca 105una saetta leggiadra e polita.
Da lei fu un poco la grillanda tócca,
non dalla punta, ma sol dalla penna,
c’ha la saetta appresso della cocca.
E, dopo questa poscia, trasse Ursenna, 110Lisbena poi; e giá secondo il patto
due volte ognuna avea tratto a vicenna.
Ognuna ancora avea a fare un tratto;
e Pallia pria, per aver la corona,
vòlta a Diana con riverente atto 115disse:— Se mai, o dea, la mia persona
servito ha te con arco e con faretra,
a questo colpo la grillanda dona.—
Poscia a misura, come un geomètra,
nella corona sí forte percosse, 120che ne fe’ d’ella sbalzare una pietra.
Nel centro avrebbe dato, se non fosse
che Iuno in quella fe’ venire un vento,
che ’l dardo alquanto dal segno rimosse.
Ursenna, lieta d’esto impedimento, 125prese la mira per voler poi trare,
col core e con lo sguardo ben attento.
Non die’ nel mezzo, ov’ella credea dare;
ma la toccò e commossela alquanto,
ma non però che la fêsse voltare. 130Ora in due era omai rimaso il vanto
della battaglia e della gran contesa;
e queste eran pregate da ogni canto.
— Fa’, o Lisbena, che vinchi l’impresa
e getta sí, che non abbiam vergogna, 135con l’arco al segno e con la mente intesa.