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capitolo xi 327

     quel reggimento buon fu tutto guasto,
perché la forza vinse la ragione
30e conculcolla con superbia e fasto.
     Allor li Vizi preson le corone
delli reami, e leggi inique e rie
teson per lacci e levôn via le buone.
     Per questo Astrea dal mondo si partíe
35e quassú venne; ed ha la signoria
coll’altre tre sorelle oneste e pie.
     — Perché tu fossi omai la scorta mia,
che io venissi sol— dissi— a Dio piacque;
però io prego: mostra a me la via.—
     40Qual si fe’ Citarea, nata tra l’acque,
in sul partir del suo figliuolo Enea,
che confessò nel viso ciò che tacque,
     cotal fece ella e disse:— Io sono Astrea,
che resse il mondo con iuste bilance,
45innanzi che la gente fusse rea.
     Quando Superbia colle enfiate guance
e li danar fên la ragion subietta,
scacciata fui con spade e con lance.
     Da che il mio regno veder ti diletta,
50verraimi dietro; e fa’ che mai in fallo
dall’orme mie il piede tu non metta.—
     Un sesto miglio forse d’intervallo
era ita, quand’io giunsi al regno quarto,
ch’avea le mura tutte di cristallo.
     55Lí era un uscio piccoletto ed arto,
il qual tantosto a noi aperto fue,
quando gittaimi in terra tutto sparto.
     Intrammo dentro e poco andammo insue,
che le sue dame con corone in testa
60vennono incontro a noi a due a due.
     Poiché gran riverenzia e molta festa
ebbon mostrata, stette innanzi ognuna
come alla donna ancilla a servir presta.