Nell’aula di tanta refulgenza
la musa intrar mi fe’, di cui le piante
venni seguendo insú con riverenza.
Tra molte donne in mezzo a tutte quante
una ne vidi, e dietro avea due occhi, 105duo nelle tempie e duo ne avea dinante.
Io dissi a lei, calando li ginocchi:
— O donna, che ’l passato a mente rechi
e che ’l presente miri e ’l fine adocchi,
priego che l’ignoranza in me resechi; 110e la mia mente illustra, acciò che io
non caggia o vada errando com’e’ ciechi.
Venuto son quassú dal mondo rio
dietro a Minerva, ed ella fu mia duce;
ella è che ha guidato il passo mio. 115Ella mi disse che tua chiara luce
delle tre tue sorelle illustra ognuna
e dietro a te ciascuna il piè conduce;
e che lor mente sería oscura e bruna,
sí come stella senza l’altrui raggio 120o come senza il sole oscura luna.
Io vengo a te per l’aspero viaggio,
come scolar che volentieri impara,
ch’a lungi cerca chi lo faccia saggio.—
Sí come, quando a Febo s’interpara 125alcuna nube, e poscia manifesta
la bella faccia, che il mondo rischiara;
cosí schiarò sei occhi della testa,
de’ quai gli risplendette tutto il volto;
poi mi rispose con parola onesta: 130— Sí come il senso e l’appetito stolto
la Temperanza regge e fren lor pone,
che è mesura tra lo troppo e ’l molto,
e sí come Fortezza lo sperone
porge al voler, s’è tardo o se declina 135dalla vertú e dalle cose buone;