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capitolo vii 307

     Recasti tutto il mondo ad un reame;
65per tua virtú, dal ciel discese Astrea
e chiuse a Ian del tempio ogni serrame.
     Risguarda omai el magnanimo Enea,
che si rallegra e parla con lui insieme,
e ben in vista par figliuol di dea.
     70Vedi da lui disceso il nobil seme,
Romulo dico, innanti al cui valore
tutte l’altre fortezze fûnno sceme.
     Vedi che tutti que’ gli fanno onore
e stangli innanzi come figli al padre;
75ed ha dal forte Marte piú splendore.
     La grande Roma e l’opere leggiadre
di farsi grande e vendicare il zio
e la Sabina a Roma dar per madre,
     il Capitolio e ’l tempio, che fe’ a Dio,
80la milizia, il senato e la virtude
el fan sí grande in questo regno mio.
     Oh secolo feroce! oh genti crude!
il padre de’ roman da’ roman poi
fu ucciso ed occultato in la palude.
     85Quell’altro, che piú presso sta a loi,
è il gran Pompeo, il quale in mare e in terra
fe’ gloriosi li triunfi suoi.
     Questo fu vincitor in ogni guerra,
in Grecia, nell’Egitto ed in Tessaglia
90e ove ’l libico mar la secca serra,
     sinché col suocer ebbe la battaglia,
u’ Fortuna mostrò che contra lei
non è fortezza o senno che vi vaglia.
     Vedi il piatoso amator delli dèi,
95difensor delle leggi, il buon Catone,
refugio a’ buon e riprensor de’ rei.
     Mira il chiaro splendor di Scipione,
in tanta gioventú verenda immago,
tanta onestá in etá di garzone,