Colui, che sí gran fiamma ha su la testa,
Ercule fu, quel valoroso e forte, 30che morto fu con venenosa vesta.
Tornò d’inferno e fuor delle sue porte
Cerbero trasse e menollo nel mondo
con tre catene a tre sue gole attorte.
L’altro, ch’è dopo lui e poi secondo, 35è Cesar ceso nel ventre materno,
che ’l raggio ha poi piú chiaro e piú giocondo.
Tutta la zona donde viene il verno,
la Francia, il Reno e l’antica Bretagna,
sommise a Roma sotto ’l suo governo. 40E poi quel terzo, il qual egli accompagna
e che da tanti è qui menato a spasso
su per li prati della gran campagna,
è quel che di combatter mai fu lasso
nella battaglia, il fortissimo Ettorre, 45per la cui morte Troia venne al basso.
Non bastò, Achille, a lui la vita tôrre,
ma ’l trascinasti intorno delle mura
delle porte troiane e delle torre.
Il quarto, c’ha la luce chiara e pura 50su nella testa, è Alessandro altèro,
che fece a tutto il mondo giá paura.
Egli ebbe l’Oriente tutto intero:
forse, se non che morte el lievò tosto,
di vincer Roma gli riuscía ’l pensiero. 55L’altro, a cui tanto raggio in capo è posto,
è quell’Ottavian, da cui si dice
ogni altro imperator «Cesare Agosto».
O alto core, o anima felice,
la terra tutta facesti subietta 60fin dove il caldo accende la fenice.
Fatt’hai di Cesar tuo la gran vendetta,
e Perugia condutta a trista fame,
e guasta tutta pompeiana setta.