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CAPITOLO V
Dell'avvenimento di Giunone invitata alla festa di Diana.
— O regina del cielo, o alta Iuno,
moglie e sorella del superno Iove,
che l’aer rassereni e failo bruno,
Diana prega te che venghi dove
5ella fa festa e con le belle dame
del nobil regno tuo qui ti ritrove.
Il nostro dir, benché da lungi chiame,
noi sappiam ben che l’odi dall’altezza
del monte Olimpo, dov’è il tuo reame.—
10Queste parole con tanta dolcezza
cantôn due ninfe, Pallia e Lisbena,
ch’anco, quando il ricordo, io n’ho vaghezza.
Né mai cantò sí ben la Filomena,
né per addormentare in mar Ulisse
15cantò sí dolcemente la Sirena.
Iuno, per dimostrar ch’ella l’udisse,
mandò un lustro e sin a lor discese
come balen che subito venisse.
Le ninfe di Diana inver’il paese,
20onde venne quel lustro, stavan vòlte,
con gli occhi rimirando e stando intese.
Ed ecco come il raggio spesse volte
pare una via, che ’nsino a terra cada
fuor delle nubi, ove non son sí folte,
25cosí da alto ingiú si fe’ una strada
dal loco, onde Iunon dovea venire,
lucida e stesa insin quella contrada.