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302 libro quarto

     E giammai non ti caggia nel pensiero
65che di fortezza virtual sia armato
chi il mal fa forte o casual mestiero,
     cioè per furia o ira, o che infiammato
sia d’amor troppo, e forse per temenza
o per guadagno ovver come soldato.
     70Per molta ovver per poca esperienza
alcun par forte; ma vera radice
nullo ha di questo, ma sola apparenza;
     ché la fortezza, che fa l’uom felice,
è animo costante a non volere
75ciò ch’a ragione ed a Dio contradice,
     per questo apparecchiato a sostenere
ogni fatica, ogni briga e periglio
e voler contrastar con suo potere,
     e per le quattro cose, a quali è figlio,
80la patria, il padre, la vertú e Dio,
ire alla morte con allegro ciglio.
     Non ha però di morte ella il disío;
ché quanto al mondo è utile sua vita,
tanto il morir gli dole e pargli rio.
     85Ma la sua carne libera e espedita
tiene alla morte, e sol quando bisogna
e in bene di color che l’han largita;
     ch’è meglio assai che l’uom la vita pogna,
che Cloto fila e fa corte le tele,
90che viver vizioso e con vergogna.
     Perché non fusse a’ nemici infedele
nelle promesse, il buon Regulo Marco
tornò alla morte ed al dolor crudele.
     Ristette solo Orazio su nel varco
95del ponte, insin che gli fu dietro rotto,
portando de’ nemici tutto il carco,
     e poi nel Tever si gittò di sotto
non per fuggir, ma che non contentasse
color ch’a ritener s’era condotto.