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capitolo iv 297

     Allora è santo e vero sacramento,
65se in una vera fede egli è fundato,
in santa pace e in un consentimento;
     se solo a quel buon fine egli è usato,
pel quale al primaio uom, quando fu fatto,
la sposa Dio gli trasse del costato.
     70Se bestiale ovver meretricio atto
fra lor non si usa, allor è continenza,
ché fuor de’ miei confini e’ non è tratto.—
     Poi, come donna che fa reverenza,
lassando il ballo, tal atto fe’ ella,
75e prese il quarto canto l’Abstinenza.
     Alzando gli occhi al ciel, quella donzella
disse:— La mente mia libera e lieta
sublimo al mio Signor, che mi favella.
     Egli è che spira e che mi fa profeta:
80Egli è che ciba me, lui contemplando:
Egli è che di vertú mi fa repleta.
     Di me all’uomo fe’ il primo comando;
e, quando el ruppe, a morte ed a fatiga
e tra mille timori el pose in bando.
     85L’offizio mio quella parte castiga,
dov’è ’l desio e quel voler ribello,
che alla legge mental dá sí gran briga.
     Li tre fanciulli ed anche Daniello
profeti fei, perché funno abstinenti
90e parlavan con Dio, com’io favello.
     Avventurate giá l’antiche genti,
a cui il pasto delle giande ed erbe
fe’ ’l viver lungo e san senza tormenti!
     Ora li cibi e le mense superbe
95son sí cresciuti, che la vita brieve
è inferma e poca e pien di doglie acerbe.
     Ora, se innanzi al pranzo non si beve,
pare altrui pena; e troppa dilicanza
fa che ’l cibo comune al corpo è grieve.