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capitolo ii 283

     100Però dal sol non è questo luogo arso,
s’el manda il raggio ritto, o alto el move,
o se la notte sol sei ore ha scarso.—
     Dal ditto loco poscia andammo dove
nasceva un fiume, ch’era tanto grande,
105che mai verun maggior fu visto altrove.
     Elia mi disse senza mie dimande:
— Questa grand’acqua, che qui ritto emerge,
per tutto il mondo poscia si dispande.
     Imprimamente questo loco asperge;
110poiché la terra ha qui bagnata e infusa,
per tutta l’altra terra si disperge
     per li meati, sí come Aretusa,
che bagna pria Calabria e di quindi esce,
poi va in Trinacria sotterra rinchiusa.
     115Di questo nasce Gange e ’l Nil, che cresce
tanto la state, ed il Danubio e ’l Reno
ed il Tanai col saporoso pesce.
     Di questo Ibero e il grande Geon pieno,
che passa rifrescando l’Etiopia
120e che bagna anco l’arabico seno.
     Di questo il Po, che d’acqua ha sí gran copia,
che, quando il mondo seccò per Fetonte,
tra tutti i fiumi n’ebbe meno inopia.
     Ma l’acqua d’ogni fiume e d’ogni fonte
125principalmente vien dall’Oceáno,
e da Natura corre prima al monte.
     Perch’è spognoso e perché dentro è vano,
e’ scaturisce pel caldo impellente
e poscia scende e corre giuso al piano.
     130Ed ogni fiume piú pieno e corrente
diventa per la pioggia, quando cade;
e questa è l’altra causa conferente.—
     Poi ci movemmo per le adorne strade
tra la fragranza e soavi melode,
135tra ’l nettar dolce in scambio di rosade.