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capitolo xiv 271

     E, perché amore i duo amanti adegua,
abbassa i grandi ed, a viltá condutti,
convien che altra colpa ne consegua;
     ché si fan femminili e fansi putti,
140mostrando amore; e di questo poi nasce
la bestialitá e gli atti brutti.
     E, perché Venus si notríca e pasce
di Bacco e Cerer, ch’ogni virtú enerva
e fa l’infermitá con le sue ambasce,
     145il corpo infermo e la mente fa serva
e fálla oscura, e quella parte toglie,
ove si posa e risplende Minerva.
     In questa mota qui tra queste troglie
stan li nefandi e vili ermafroditi,
150che, essendo maschi, altrui si fecen moglie.
     E i lor mariti ancor qui son puniti
e posti meco qui tra queste mote,
e tutti siam di duri archi feriti;
     ché questa è iusta pena, se ben note,
155ché quel ch’è amato dall’amor lascivo
è l’arco e la saetta, che percuote
     il cor del tristo amante, quando è vivo;
e l’atto consumato è ’l brutto fango,
il qual infastidisce e viene a schivo:
     160ed io qui questo in sempiterno piango.—