Coll’occhio, poi, che meglio e piú vivace
prende certezza e piú il ver conferma, 30vidi l’Accidia ed ogni suo sequace.
Ell’era vecchia, magra, trista e ’nferma,
e posta tra le spine e campi incolti,
debile sí, che ’n piè non stava ferma.
E mostri intorno intorno ell’avea molti, 35ch’avean orribil forma ed apparenza,
e tutti malanconici ne’ volti.
— La prima sua figliola è Sonnolenza,
che si distende ovver dorme o sbaviglia,
quando di Dio si parla o di scienza; 40e, se di risi o giochi si bisbiglia,
sta colle orecchie e sta cogli occhi attenta
e vigilante e colle liete ciglia.
L’altra è la Tepidezza pigra e lenta,
in cui caldo d’amor sí poco serve, 45ch’adopra come fiamma quasi spenta;
noiosa a chi l’aspetta ed a chi serve,
non cura il tempo che veloce vola,
né fa che, operando, si conserve.
La Negligenza è la terza figliuola, 50che sempre indugia nel tempo veloce,
gravata ancor d’accidiosa stola.
Per lei gridò giá Curio ad alta voce
al grande imperator che sempremai
a cosa apparecchiata indugio nòce. 55Mentre lo ’ndugio va di crai in crai,
il tempo manca e crescono gli affanni,
e li novelli aggravan li primai.
E, mentre Negligenza tra li panni
e tra la spen del «ben farem» si siede, 60il tempo corre in sua ruina e danni.
Il quarto mostro, che ’n giú move il piede,
Mollizia è, nemica del costante,
che alquanto sale e poscia addietro riede.