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CAPITOLO IX

Del vizio dell'accidia e delli suoi descendenti rami.

     Giá er’io gionto in su la piaggia quarta,
ove l’Accidia sta ad impedire
l’andar alla vertú per la via arta,
     quando la dea mi cominciò a dire:
5— Accidia è tedio ed un increscimento
di far il bene ovvero a Dio servire;
     ché sempre a quella cosa si sta attento,
che dá diletto ovver piacere al cuore,
ed ogni altra è con pena e con istento;
     10e tanto ogni vertú ha piú valore,
quanto è prodotta con piú allegrezza
e con maggior fervor di buon amore,
     ché amor ogni virtú pone in altezza,
e tanto piace a Dio ed ègli accetto,
15che ’l ben, quanto ha d’amor, tanto l’apprezza;
     e come amor il ben fa piú perfetto,
cosí l’accidia, ch’all’amor s’oppone,
el fa essere vile e fallo infetto.
     E sappi che di questo è la cagione
20la sensualitá, che sempre è prona
a ciò che contradice alla ragione;
     e se al ben far la volontá la sprona,
vi va con tedio, se vertú assueta
non l’ha domata pria e fatta buona.
     25Ma, se corre a virtú gioconda e lieta,
e spiace a lei ciò ch’a ragion dispiace,
segno è ch’è buona, domata e quieta.—