Sí come ’l ricco chiese che daesse 65un gocciol d’acqua Lazzaro col dito,
che la sua lingua tanto non ardesse,
tal chiede l’uom rispetto all’appetito;
colui ch’empirsi d’un gocciol si fida,
di tutto il fiume mio non sería empíto. 70Qui sta Pigmalion, e qui sta Mida,
che di far oro col tatto a Dio chiese,
e per tal don di sé fu omicida.
Ancora chiedon con le voglie accese:
a lor, né ad altri mai potei dar tanto, 75ch’elli dicesson ch’io fussi cortese.—
Rispose a questo un ch’era quivi accanto:
— Pensa se io, a cui non dái niente,
mi debbo lamentar e far gran pianto.—
E mentre che per questo io posi mente, 80egli mi disse:— Io son preite Antióco,
e son dannato qui tra questa gente.
Idropico giammai, fabbro, né cuoco
non ebbon sí gran sete; e sempre chiedo
che questa donna mi dia bere un poco. 85Maggior dolor non è, sí com’io credo,
che di eccellenza aver gran desidèro
o di ricchezza o d’ira o d’atto fedo;
ché, se quel ch’uom disia non viene invero,
l’animo affligge, e, se inver venisse, 90ha sempre mancamento e non è intero.—
Risponder gli volea, quand’esto disse;
ma per la folla e per la grande stretta
convenne ch’io sospinto addietro gisse,
però che quella gente maladetta 95fanno gran calca, ed insieme s’oppreme
ciascun, che l’acqua in prima a lui si metta.
Per questo poi turbar li vidi inseme,
sí come quei fratelli fên la guerra,
in Tebe nati dal serpentin seme,