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230 libro terzo

     Or come è questo, dacché nacque in pria
del petto invidioso del serpente,
ch’è menzonaio e padre di bugia?—
     Ed ella a me:— Non è inconveniente
ch’un atto rio di piú radici nasca,
105com’io ti mostrerò apertamente.
     Tu sai che fura alcun, perché si pasca;
ed alcun fura per la voglia sola,
che ha d’esser ricco, e per mettere in tasca.
     Tu vedi ben che l’uno e l’altro imbola,
110ed un di questi da avarizia è mosso,
e l’altro el move il vizio della gola.
     Perché tal dubbio sia da te rimosso,
dirò dove virtú e ’l mal si fonda;
e chiaro tel dirò quantunque posso.
     115Non vien dal fior, né anco dalla fronda,
s’egli è amaro e vizioso il frutto,
ma da la raica e ’l ramo, onde seconda.
     E cosí l’atto, s’egli è bello o brutto;
e, s’egli ha ’n sé bontá ovver malizia,
120vien dalla volontá, ond’è produtto;
     ché ’l voler, intendendo, el fine inizia
e sa ’l perché e ’l modo, e l’ordin guida;
ed ella fa il fin buono ed anche ’l vizia.
     Onde, se alcun per bene un uomo uccida,
125servando l’ordin iusto, cotal atto
non faría lui colpevole omicida.
     Il tempo è poco: omai andiam piú ratto.—
Ond’io mi mossi; e forse eravamo iti
quant’un grosso balestro avesse tratto,
     130ch’io risguardai agli oppositi liti
e vidi il mostro opposito e distante
a la lupa rapace e suo’ appetiti.
     Le mani avea forate tutte quante,
i piedi avea di gallo e la gran cresta,
135e d’uomo il volto e tutto altro sembiante.