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CAPITOLO IV

Ove trattasi del vizio dell'invidia e della sua natura.

          Condutti avea giá Febo li cavalli
alla pastura sotto l’Oceáno
e giá mostrava i crin vermigli e gialli,
     quando Palla mi die’ lo scudo in mano,
5dicendo:— Questo la notte fa luce
e ’l corpo opaco fa parer diafáno.—
     Poi l’altra piaggia salse la mia duce;
e lí trovai una gran porta aperta,
che al vizio dell’Invidia ci conduce.
     10Forse tre miglia avea salita l’erta,
quando la vidi star nella sua corte
inordinata, confusa e diserta.
     Era giganta e con le guance smorte,
con molte lingue ed ognuna puntuta,
15e suoi capelli eran di serpi attorte.
     Non fu saetta mai cotanto acuta,
quant’ella in ogni lingua avea un coltello;
e tossico parea quel ch’ella sputa.
     Duo ner diavoli avea dentro al cervello;
20e, benché ’l corpo e ’l capo avesse opaco,
col bello scudo io vedea dentro ad ello.
     Nel core un vermicello e piú giú un draco
vidi, ch’aveva dentro alle ’ntestina,
e avea la coda aguzza piú ch’un aco.
     25La pelle umana avea e serpentina,
unita una con l’altra e inseme mista,
e di cigno li piè, con che cammina.