Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
CAPITOLO III
Dichiaransi gli effetti della superbia.
Il vento, quale spira Satanasso,
gonfia le teste e poscia in alto mena
e poi da alto fa cadere a basso.
Sí come il vento fa la vela piena,
5io vidi fare a tre la testa grossa
ed ire in alto e poi cader con pena.
E nel cadere ebbon sí gran percossa,
che Simon mago non die’ tal crepaccio,
quand’egli si fiaccò il cervello e l’ossa.
10— Io, che cosí caduto in terra giaccio
— disse un di lor,— son quel superbo Sesto,
che a Lucrezia diede tanto impaccio,
quand’io gli maculai il letto onesto;
onde caddi io e ’l mio padre Tarquino
15per tanta offesa e per cotanto incesto.
E l’altro qui caduto a capo chino
chiamato fu Nabucodonosorre,
che a sé attribuí l’onor divino.
Il terzo è quel che fece la gran torre
20giá di Babel e chiamato Nembrotte,
che volle contra Dio rimedio porre.
E cento volte noi tra ’l dí e la notte
innalza il vento, che ’n testa percuote;
e poi cadiam con l’ossa fiacche e rotte.
25Qui anche sta il novello nipote
e ’l sesto prete grande, a cui del regno
gonfia anche il vento la testa e le gote.