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CAPITOLO III

L'autore vien tradito da un satiro, mentre cerca Filena,
che, aspramente da Diana punita, in quercia si trasmuta.

     Il dardo, che gittò, da me si colse,
che, quando il balestrò, venne sí ritto
e tanto appresso a me quant’ella vòlse.
     «Io amo te— occulto ivi era scritto:—
5l’Amor, che ferí Febo di Parnaso,
ferito m’ha li panni e ’l cor trafitto».
     Cupido a me:— Per me non è rimaso
che tu non abbi avuto il tuo desire;
ma questo impedimento è stato a caso.
     10Cercando omai per lei ti convien gire.—
E quando io a lui rispondere volía,
fuggí volando e non mi volle udire.
     — O falso Amor— diss’io,— o scorta mia,
perché mi lassi? or dove prendi il volo?
15perché mi lassi senza compagnia?—
     Vedendomi rimaso cosí solo,
passai il fiume insino all’altra banda
e fui sul prato e su quel verde suolo,
     ov’io vidi Filena lieta e blanda,
20quando coll’occhio mi soffiò nel foco,
che amore accende e che Cupido manda.
     E sospirando dissi:— Oh dolce loco,
mentre Filena vi tenne le piante!—
E poscia che ’l basciai e piansi un poco,
     25per la via ch’ell’er’ita, andai su avante,
cercando tutti i balzi ed ogni valle
e scogli e schegge intorno tutte quante.