Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/190

184 libro secondo

     A te saettarei, che vien dinante,
se non che allo scudo mi rassembre
30amica di Perseo ed al sembiante.—
     La dea rispose:— O animal bimembre,
a cui ha dato forza il fiero Marte,
e con cui ’l sol sta in mezzo di novembre,
     l’onor dell’arme è anco mio in parte.
35Io son Bellona, che costui scorgo,
che do nelle battaglie ingegno ed arte.
     Veder lo puoi, se bene sguardi il Gorgo,
ch’io porto nel mio scudo de cristallo,
che per difesa innante al petto porgo.—
     40Chiron, che inseme è uomo e cavallo,
udito questo, gli fe’ reverenza,
e féla far a ciascun suo vassallo.
     Allora io scesi giú senza temenza
ivi fra loro; e, poi ch’io vi fui giunto,
45uomini vidi stare a gran sentenza;
     ché da’ centauri a lor bevuto e smunto
era lo sangue da tutte le vene,
quanto ve n’era insin ch’era consunto.
     E, quando è vòto, che piú non ne viene,
50e’ son compressi e messi allo strettoio,
e trattogli ogni umor con guai e pene.
     Io vidi alcun solo aver l’ossa e ’l cuoio,
e volergli esser anche il sangue tratto,
gridando lui:— Oimè, oimè, ch’io muoio!—
     55Tra lor iustizia ha posto questo patto:
che poscia son lasciati insin che cresce
in loro il sangue e l’umor sia rifatto,
     e poi ripresi, ed anco quanto n’esce
lor tolto è ’l sangue, e, poiché son bevuti,
60restretti sonno e messi alle soppresce.
     Fra quegli spirti magri e desvenuti
Minerva, andando, tanto mi condusse,
che tra quei duoli pungenti ed acuti