100’Nanti che fusse l’anima divisa
dal corpo suo, tal era nel pensiero;
però è trasmutato in questa guisa.
Egli tradí il nobil messer Piero
de’ Gambacorti e fe’ dei figli preda, 105mentre a lor si mostrava amico vero.
E lasciò dopo lui l’avaro ereda
colui che fe’ la bella Pisa schiava
e per dinar la die’, che si posseda.
E quel secondo, in cui tossico e bava 110sparse Medusa e venenolli il petto,
e c’ha la mente dentro tanto prava,
fu re di Cipri, chiamato Iacchetto.
Al suo fratel maggior diede la morte,
mentre a riposo giaceva nel letto, 115cioè al re Pietro magnanimo e forte,
che ’n Alessandria giá mise la ’nsegna
dentr’alla piazza e vinse le sue porte.
Quel terzo, c’ha la faccia sí benegna
e dentro è tutto quanto serpentino 120e c’ha la mente di venen sí pregna,
fu Della Scala e fu crudel Mastino.
Il suo fratel maggior uccise pria
e poi fu del minor ancor Caino.
Morto il primaio, ed ei sen fuggí via 125per la paura, ed allor di Verona
l’altro fratel pigliò la signoria.
Mandò pel fratricida e a lui perdona;
e tanto amore inver’ di lui accese,
che la bacchetta signoril li dona. 130Costui il donator ligato prese
e stretto el fece mettere in prigione:
cosí fu grato a chi fu a lui cortese.
E poi ’n quell’ora ch’ognun si dispone
in su l’estremo, e contrito e confesso 135si rende a Dio con gran divozione,